mercoledì 28 marzo 2012

INTERVISTA ALLA CONSIGLIERA DI PARITA' REGIONALE CAROLINA PELLEGRINI

Pari Opportunità

Intervista a Carolina Pellegrini, consigliera di parità Regione Lombardia

“La parità è ancora una sfida”

di Natascia Ronchetti - 
carolina_pellegrini
Mettiamola così: la sfida è anche bella ma ancora enorme. "Ogni giorno vedo discriminazioni sui luoghi di lavoro nei confronti delle donne", dice Carolina Pellegrini, consigliera di parità della Regione Lombardia, l'unica Regione che, per altro, dando attuazione al proprio Statuto, si è dotata di un Consiglio regionale delle pari opportunità. Un organismo che passa al setaccio le normative per assicurarsi che contemplino - e sostengano - la parità di genere. Cosa che fa della Lombardia un'area avanzata. "Ma i processi decisionali sono ancora generalmente nelle mani degli uomini che difficilmente possono avere la sensibilità necessaria per eliminare il gender gap", ammette Pellegrini.
Commissioni su commissioni ma alla fine la piena e concreta parità di genere è ancora un miraggio?
Ci sono alcune commissioni che lavorano bene, altre che non riescono ad essere sufficientemente incisive, questo è vero. Ma non possiamo dimenticare che sono comunque l'esito di una battaglia. La Lombardia per esempio ha lavorato molto sul tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e quindi sull'organizzazione sociale. Ma le pari opportunità non hanno ancora il posto che dovrebbero avere nell'agenza della politica.
Intanto le discriminazioni nei confronti delle donne continuano ad essere frequentissime...
Noi le vediamo tutti i giorni e i motivi sono tanti. Dalla maternità alle difficoltà che incontra una donna a far conciliare gli orari di lavoro con la cura dei figli e della famiglia. E non ci sono oasi felici. Le riscontriamo nella pubblica amministrazione così come nelle aziende, grandi o piccole che siano. Per non parlare delle grandi catene commerciali, dove c'è scarsissima attenzione al benessere delle lavoratrici.
Cosa può fare una donna discriminata sul lavoro?
Le consigliere di parità ricoprono anche il ruolo di ufficiali giudiziari. Una donna che è vittima di discriminazioni come prima cosa può rivolgersi a noi, che abbiamo il compito, in via preliminare, di cercare la conciliazione con il datore di lavoro. Il nostro primo approccio è positivo: spieghiamo che la produttività non sempre è legata alla presenza e cerchiamo di promuovere il part time o il telelavoro. Ma se ci troviamo davanti a un muro allora assistiamo la donna nella ricerca di un buon legale. Devo dire, però, che stanno aumentando le discriminazioni anche nei confronti dei padri, soprattutto se chiedono il congedo parentale dopo la nascita di un figlio o se sono separati con affidamento congiunto.
Il cammino da fare è ancora lungo?
Molte neo mamme abbandonano il lavoro, il tasso di disoccupazione femminile è ancora troppo alto. Qualche passo in avanti però lo abbiamo fatto. Un segnale è arrivato dal presidente del Consiglio Mario Monti, che prima di varare il cosiddetto decreto "salva Italia" ha convocato anche le consigliere di parità.
Qualcosa si muove, insomma...
Le decisioni vengono ancora prese dagli uomini, nella maggior parte dei casi. E questo deve cambiare. Noi siamo per la politica del merito. Ma è giusto che il valore femminile possa esprimersi, che le donne vengano messe nelle condizioni di esercitare potere nelle fasi decisionali che contano.
Alla fine torniamo sempre lì: al problema culturale...
E' una domanda che mi pongo spesso. E la risposta è sì. L'ostacolo è culturale, la donna viene ancora ingabbiata in ruoli tradizionali. Noi invece dobbiamo lavorare perché la nostra diversità emerga senza omologarci agli uomini.
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