martedì 4 marzo 2014

PERCHE' UNA DONNA AI VERTICI FA BENE NON SOLO ALLE DONNE, MA AL PAESE

Abbiamo letto con interesse l’articolo di Sergio Rizzo pubblicato giovedì sul Corriere. Come più volte è stato segnalato sul suo giornale, le prossime nomine delle società del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono un importante banco di prova per la politica, chiamata a dimostrare concretamente il proprio grado di credibilità, trasparenza e responsabilità nei confronti dei cittadini. Quello che gli inglesi chiamano accountability.
Valutazione delle competenze e criteri di reclutamento chiari non sono un “libro dei sogni”. Lo scorso giugno, con il Governo Letta, una circolare ha stabilito che l’istruttoria sulle singole candidature sarà svolta dal Dipartimento del Tesoro, supportato, nel processo di ricerca e valutazione dei candidati, da due società di executive search e da un Comitato di garanzia. Sul sito del Ministero sono attualmente presenti tutte le cariche in scadenza e da rinnovare. Non è solo burocrazia ma una prassi di trasparenza e meritocrazia che apre le porte ai cittadini.
È un primo passo e crediamo che in questa direzione tanti meriti abbia la cosiddetta legge “Golfo-Mosca” (n. 120/2011) che ha certamente aumentato la trasparenza nel percorso di analisi e scelta dei curricula. Probabilmente, il ragionamento è stato: i «se proprio dobbiamo far entrare delle donne, almeno che siano brave», ma poco importa. Il nostro obiettivo non era di portare al vertice le donne in quanto donne ma di migliorare l’intero sistema, rimuovendo ostacoli e facendo sì che la selezione fosse trasparente e fondata sul solo criterio del merito.
La legge ha dato, fino a questo momento, risultati importanti: nelle società quotate la rappresentanza femminile è aumentata da circa il 6 al 18 per cento. Mentre nelle 9 società controllate direttamente dal MEF che hanno rinnovato i propri organi sociali dopo l’entrata in vigore della legge la percentuale delle donne è arrivata al 25,6 per cento. Non solo: ricerche ancora in corso documentano un generale efficientamento dei Consigli di Amministrazione e una maggiore trasparenza nelle nomine.
Quella che abbiamo davanti, dunque, è un’occasione enorme: per le donne, che possono finalmente mettere alla prova dei mercati le loro qualità – e magari, vincendo sui mercati, far vincere il Paese – , per la politica, che può dimostrarsi all’altezza della fiducia dei cittadini, ma, in un senso più ampio, per l’intera società che ha la speranza di cominciare a essere governata da princìpi auspicabili di competenza e responsabilità. E ci auguriamo che, oltre a congruo numero stabilito dalla legge, nei CdA delle big pubbliche in scadenza le donne abbiano anche ruoli di guida e siedano nei comitati più importanti. Avere una donna Amministratore Delegato di Finmeccanica sarebbe un bel segnale e un innegabile passo avanti in una reale cultura di parità.
È nostra convinzione che il dovere di un parlamentare non si limiti all’approvazione di una proposta di legge (e dei suoi decreti attuativi!) ma consista soprattutto nel seguirne la vita e gli effetti nella società civile, attraverso azioni di monitoraggio, controllo e, se necessario, intervento. Per questo motivo invitiamo tutti a vigilare sulla corretta applicazione della legge, non solo per queste nomine ma anche per tutte quelle che saranno decise nelle tantissime società partecipate dagli enti locali. Il decreto attuativo dà facoltà di segnalazione di eventuali inadempienze a «chiunque ne abbia interesse». Oltre a una Commissione istituita presso il Dipartimento delle Pari Opportunità, si sono mosse anche altre associazioni che stanno promuovendo la legge e vigilando sulla sua corretta applicazione, tra cui la Fondazione Bellisario.
Questo significa credere nelle battaglie e portarle fino in fondo. Non tanto e non solo per le donne ma per il Paese. Se vogliamo crescere dobbiamo aprire i cancelli ai più meritevoli, dobbiamo costruire una società in cui tutti possano concorrere per il migliore dei posti e in cui il capitale umano di una donna non valga la metà di un uomo. 

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