Oggi alle 11:37 AM
Sonia aveva lanciato un S.O.S, nessuno ha potuto o voluto far nulla, anzi voluto far nulla. Sonia poteva essere salvata? Allontanata, messa al sicuro?
Si poteva. Se nel nostro Paese ci si fosse liberati della cultura del sociale, se qualcuno si fosse preso delle responsabilità, se qualcuno avesse deciso subito, immediatamente, senza carte, senza prassi burocratiche, senza viaggi di andata e ritorno di faldoni, carte, cartine, cartucce.
L’Italia è il Paese dei timbri, dei permessi, delle autorizzazioni, il Paese dove se non hai almeno 100 Kg di carte e 80 di timbri, marche e marchette, non si agisce, non ci si muove, non si fa.
Siamo il Paese dove per costruire un parcheggio occorrono 10 anni, perché una legge diventi valida, se va bene, ci vogliono minimo 650 giorni, dove nessuno è responsabile di nulla, mai in prima persona, in uno scarica barile continuo , di cui si perde il capo.
C’è sempre una qualche ragione sociale,la società responsabile, ossia tutti e nessuno, in un perenne sessantotto rivoluzionario, nella continua sindrome del garantismo che tanto male ha fatto e sta facendo a noi tutti,tutte
Certo, Sonia poteva essere salvata , se quel S.O.S fosse stato raccolto,il soccorso immediato, la messa in protezione subitanea.
Ma no, da noi non si può, manca la cultura dell’emergenza, del pronto intervento.
Da noi devi denunciare, poi le forze dell’ordine fanno le indagini, poi il PM decide se vale la pena di intervenire.
Nel frattempo col naso sanguinante, le braccia livide, gli occhi pesti, puoi sempre telefonare ad un centro antiviolenza, che in perfetto stile femminismo anni ’70, ti dirà che devi fare un percorso, essere determinata, prendere appuntamento con la psicologa….che sarà disponibile …dopo un mese ad incontrarti.
E tu nel frattempo, non sai dove andare, come sopravvivere, gli avvocati costano, lui ti chiede scusa, visto che nessuno ha considerato il tuo S.O.S un’emergenza, ti convinci, anche, di essere tu che hai sbagliato ed allora torni dal mostro…..e lui alla fine ti ammazza.
Ecco Sonia, come tutte le altre, è vittima della cultura del sociale, quella per cui, per cambiare l’uomo devi cambiare la società, quella cultura dove tutti e tutte dobbiamo essere uguali, dove nessuno può far meglio di un altro, dove tutti hanno diritti , ma nessun dovere, dove tutto può e deve trovare una ragione giustificativa.
Sonia è vittima del concetto sociale del contrasto alla violenza, dei centri anti violenza che, è ormai chiaro, hanno fallito, serviti solo ad ingoiare fondi e favorire lauree in psicologia, per donne arroganti e senza contatto con la realtà.
Mai uno di questi finanziatissimi centri con soldi pubblici, è intervenuto per prendere e mettere in sicurezza una vittima, 10 minuti, e sono già tanti, dopo la richiesta di aiuto..ti dicono che non si può, che ci vogliono strutture adeguate, che non possono aiutarti devono chiedere ed ottenere fondi, soldi, finanziamenti , firmare accordi e protocolli..dopo ..forse..caso mai.
Una donna che chiede aiuto deve essere soccorsa subito, non le interessa se ha la camera privata o lei e i suoi bambini debbano dormire su un materasso, basta che la salvino, che la portino in un luogo dove il mostro non possa raggiungerla e dove qualcuno la ascolti senza giudicarla, senza farle pressioni per il percorso, perché dimenticare una violenza richiede tempo, ma soprattutto serenità, niente pressioni, rispetto dei tempi personali, richiede PM coraggiosi che autorizzino azioni immediate contro il mostro, forze dell’ordine autorizzate ad allontanarlo con ogni mezzo, fortezze invalicabili dove la donna possa vivere tranquilla senza pressioni, per avere tutto il tempo necessario a se stessa per decidere , avviare, riflettere.
Dobbiamo, lo so non piace, spostare il focus dalla società all’individuo, dobbiamo iniziare a pensare che l’uomo non si cambia cambiando la società, ma punendo l’uomo responsabile senza se e senza ma, tornando al concetto dell’individuo singolo protagonista, della responsabilità personale e non sociale, del….pronto intervento.
E’ per cambiare , per agire materialmente, per l’azione prima dell’analisi e del perché delle cause, che Articolo 51 Laboratorio di Democrazia Paritaria e White Mathilda stanno lavorando ad un progetto di una task force, di una SWAT , di un pronto intervento anti violenza….un progetto che vedrà molti nuovi attori,che sta individuando luoghi adatti alla messa in sicurezza immediata di chi lancia un sos….certo non piacerà alla cultura del sociale,a chi vede nella donna violentata abusata pestata un soggetto passivo, da recuperare….noi nella donna che lancia un sos ,invece ,vediamo un soggetto attivo, consapevole, pronto all’azione, protagonista già da quel momento della sua scelta.
Bisogna dargliene la possibilità, bisogna “ carpe diem”, quello squillo, quel whatsapp, quel sms di richiesta aiuto.
Solo così quella donna sarà aiutata, si sentirà ascoltata, considerata. Solo così avrà la certezza di essere protetta, capita, pronta per un nuovo inizio. Solo così contrasteremo seriamente e concretamente la violenza, anche in termini di cambio culturale. Dobbiamo passare dalle azioni formali a quelle sostanziali e materiali.
Altrimenti, come dimostrano i fatti ,fatti da numeri, tante altre Sonie seguiranno a Sonia, così come molte altre l’hanno preceduta, nonostante le psicologhe, le denunce, i centri antiviolenza, i tavoli, i finanziamenti, le leggi ,i percorsi, la formazione, le campagne informative.
Contro la violenza si deve agire, non pensare!
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